Celiachia atipica: il puzzle dei sintomi extra-intestinali




Quando si parla di celiachia, la maggior parte delle persone pensa subito ai classici disturbi digestivi: mal di pancia, gonfiore, diarrea o stitichezza. Eppure, la celiachia è un camaleonte, capace di mascherarsi dietro sintomi che non hanno nulla a che fare con l'intestino. Questa è la celiachia atipica, una forma meno conosciuta ma altrettanto importante da riconoscere.

Cos'è la celiachia, in breve

Prima di addentrarci nell'atipica, facciamo un rapido ripasso. La celiachia è una malattia autoimmune scatenata dall'ingestione di glutine, una proteina presente in grano, orzo, segale e farro. Nelle persone celiache, il glutine provoca una reazione immunitaria che danneggia i villi intestinali, quelle piccole "dita" che rivestono l’intestino e che sono fondamentali per assorbire i nutrienti. Senza villi sani, il corpo non riesce ad assimilare vitamine, minerali e altri componenti essenziali, portando a diverse carenze.

La celiachia atipica: il lato nascosto

Mentre la celiachia classica si manifesta con sintomi gastrointestinali evidenti, quella atipica presenta segnali che spesso sembrano non correlati all’intestino. Questo la rende più difficile da diagnosticare, poiché può essere confusa con altre patologie. Si stima che sia sempre più frequente, o quantomeno, sempre più riconosciuta.

In Italia, circa il 70–80% dei casi di celiachia atipica in età adulta non viene diagnosticato. In ambito pediatrico, si è rilevato che il 60% dei bambini celiaci non riceve una diagnosi clinica prima dello screening. Questo dato sottolinea quanto le forme non classiche siano ancora poco intercettate.

Screening pediatrico: una svolta storica

Dal 2023, grazie alla Legge 130/2023, l’Italia ha avviato il primo programma di screening pediatrico gratuito e universale per la celiachia e il diabete di tipo 1. Il progetto pilota ha coinvolto oltre 5.000 bambini in quattro regioni (Lombardia, Marche, Campania e Sardegna), evidenziando una positività al test per celiachia nel 2,9% dei soggetti esaminati.

Il test si basa su un prelievo capillare per la ricerca degli anticorpi anti-transglutaminasi (tTGA). In caso di positività, si procede con ulteriori accertamenti, come gli anticorpi anti-endomisio (EMA) e, se necessario, la biopsia duodenale.

In casi selezionati, si può ricorrere al test genetico HLA, che valuta la presenza degli aplotipi HLA-DQ2.5 e HLA-DQ8:

  • La presenza indica predisposizione genetica.
  • L’assenza rende la celiachia altamente improbabile.

I segnali della celiachia atipica

Ecco alcuni dei sintomi meno ovvi che potrebbero indicarla:

  • anemia da carenza di ferro inspiegabile
  • dermatite erpetiforme o altre problematiche cutanee
  • dolori articolari e muscolari diffusi
  • disturbi neurologici come nebbia mentale, emicranie, neuropatie
  • problemi dentali (macchie o smalto debole)
  • disturbi riproduttivi e fertilità compromessa
  • osteoporosi o osteopenia precoce
  • affaticamento cronico
  • ritardo della crescita nei bambini
  • alterazioni degli enzimi epatici

Una sfida diagnostica

La celiachia atipica è spesso trascurata a causa di:

  • sintomi generici e non intestinali
  • scarsa consapevolezza clinica
  • necessità di test specifici: anticorpi anti-transglutaminasi e biopsia duodenale

L'importanza della diagnosi precoce

Una diagnosi tempestiva può prevenire:

  • carenze nutrizionali
  • complicanze autoimmuni
  • riduzione della qualità della vita

⚠️ Importante: Non iniziare mai una dieta senza glutine prima della diagnosi. Potresti alterare i risultati dei test e rendere difficile la conferma.

Vivere con la celiachia

Una volta diagnosticata, la celiachia si gestisce con una dieta rigorosa e permanente priva di glutine. È l’unico trattamento efficace, capace di far regredire i sintomi e rigenerare l’intestino.

Le terapie del futuro: oltre la dieta senza glutine

Sebbene ad oggi l’unico trattamento efficace per la celiachia sia una dieta rigorosa priva di glutine, la ricerca scientifica sta aprendo nuove strade verso possibili approcci farmacologici. L’obiettivo? Offrire una protezione aggiuntiva, soprattutto nei casi di esposizione accidentale al glutine o nelle forme refrattarie.

ZED1227: il candidato più avanzato

  • È un inibitore della transglutaminasi 2 (TG2), enzima coinvolto nella risposta autoimmune.
  • I dati della fase IIb mostrano buona tollerabilità e una rigenerazione parziale della mucosa intestinale dopo esposizione controllata al glutine.
  • La fase III è in corso e valuterà l’efficacia in ambienti reali.

Terapie cellulari sperimentali

  • Studi preclinici hanno testato l’uso di cellule T regolatrici per modulare la risposta immunitaria.
  • Nei modelli animali, queste cellule hanno bloccato l’infiammazione intestinale da glutine.
  • Si tratta di una prova di concetto, ma promette trattamenti immunologici personalizzati.

Altre strategie in fase di sviluppo:

  • Enzimi degradanti il glutine (peptidasi) per neutralizzarlo prima che provochi danni.
  • Sequestranti intestinali del glutine, in grado di legarlo e impedirne l’assorbimento.
  • Modulatori delle giunzioni cellulari per ridurre la permeabilità intestinale.
  • Terapie immunotolleranti, per "rieducare" il sistema immunitario.
  • Interventi sul microbiota intestinale, come potenziale coadiuvante.

Secondo gli esperti, le prime terapie approvate potrebbero arrivare entro 5 anni, offrendo finalmente una maggiore flessibilità e sicurezza ai pazienti.

Dott.ssa
Filomena Campagna
Biologa Nutrizionista


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